Un viaggio nella spiritualità con il linguaggio universale dell’arte Liberamente ispirato dall’omonimo libro di Hermann Hesse Testi e libretto IsaBeau.
Dopo il successo di pubblico e di critica ottenuto al Teatro Brancaccio di Roma, dove è stato in scena a gennaio 2013, arriva al Teatro degli Arcimboldi di Milano dall’ 8 al 17 Febbraio Siddharta the Musical.
Il Musical Siddharta, liberamente tratto dal grande classico del 1922 di Hermann Hesse (di cui ricorrono i 50 anni della morte), dal titolo omonimo, ed ispirato dal film “Piccolo Buddha” di Bernardo Bertolucci, mette in scena la storia del Principe Siddharta che si incammina, lasciando il proprio castello dorato, sulla strada della scoperta della vera essenza della vita e le ragioni della sofferenza, fino a raggiungimento dell’illuminazione interiore, che permette di vivere una vita lunga e realizzata, in cui anche il dolore viene trasformato in saggezza e felicità.
Lo spettacolo ha l’importante obiettivo di trasferire al maggior numero di persone possibile un messaggio fondamentale:
il senso profondo del vivere, occupandosi gli uni degli altri, in comunità di spirito, illuminati dalla luce dell’amore.
Un grande cast di cantanti e ballerini professionisti mette in scena le quattro sofferenze, la gioia dell’amore, le emozioni intense della ricerca interiore.
Fondamentale il contributo musicale straordinario di Beppe Carletti che ne firma un finale emozionante e coinvolgente.
Le musiche, emozione pura, che coniugano echi della antica cultura indiana fino alle più contemporanee sonorità.
Lo spettacolo avvolgerà gli spettatori, facendoli viaggiare alla volta del mondo fantastico in cui si intrecciano la autentica ricerca dei significati profondi e dell’illuminazione interiore, restituendo loro un grande pathos emotivo, grazie al susseguirsi di quadri, maxi-proiezioni ad effetti speciali.
Un'esperienza multisensoriale coinvolgente ed affascinante che non mancherà di imprimersi a fondo nei cuori degli spettatori.
La regia ha concepito lo spettacolo come un susseguirsi di quadri, rappresentanti le grandi emozioni dell’esistere: la gioia della nascita, il fulgore della gloria, il dramma della morte, la strenua lotta della autentica ricerca interiore e la completa felicità nella ritrovata illuminazione.
Scenografie grandiose e musiche ispirate alla tradizione indiana intrecciate alle moderne sonorità, espresse con l’impiego di strumenti etnici, accompagneranno gli spettatori attraverso questo emozionante percorso, di grande coinvolgimento emotivo.
La storia:
Introdotto dal racconto del Siddharta Narrante (
Paolo Scheriani), la storia si apre con la nascita del principe Siddharta. Viene ricevuto a corte l’astrologo eremita Asita (
Margò Volo), che annuncia al re Shuddodana (
Paolo Gatti) e alla regina Maya (
Chiara Sarcinella), che il nascituro sarà il signore del mondo, il suo redentore. Contrariato da questa rivelazione, il re controbatte che sarà soprattutto un grande re.
Maya sta male e abbandona la festa seguita dal canto disperato, del fedele servitore Ishan (
Daniele Arceri), preso in giro dagli altri cortigiani.
Maya, in punto di morte, chiede alla sorella Amita (
Roberta Serrati), di prendersi cura del piccolo Siddharta.
Passano gli anni.
Il re annuncia ai suoi sudditi l’arrivo del figlio adolescente Siddharta (
Giorgio Adamo). L’ingresso è regale e trionfante e avviene durante giochi di corte in cui la forza dello stesso Siddharta viene messa in evidenza.
Tra i cortigiani c’è anche l’amico fraterno Govinda (
Michelangelo Nari) a cui Siddharta confida di vivere da qualche tempo un certo malessere, come se fosse alla ricerca di qualcosa che vada oltre la vita di corte, il suo stato di futuro re.
Govinda lo schernisce non capendo e gli annuncia che gli organizzerà una festa nel castello d’estate, durante la quale, per tirarlo su di morale, gli farà ascoltare qualcosa che lui non ha ancora sentito. Siddharta, solenne, accetta, ma dentro di sé rimugina nei suoi pensieri, nel suo desiderio di trovare una tranquillità interiore.
La festa è in pieno svolgimento. Danzatrici, acrobati allietano Siddharta e la sua sposa Yashodara (
Benedetta Imperatore), da cui aspetta un figlio. La dolce melodia lo attrae, gli evoca posti a lui non conosciuti. Confida a Yashodara il desiderio di partire. Yashodara capisce che lo ha già perso e lo allontana.
Al termine della festa Siddharta incontra Nisha (
Margò Volo), la cantatrice venuta da lontano a cui chiede cosa c’è oltre le mura del castello. Titubante Nisha gli racconta che c’è bellezza ma anche sofferenza. Siddharta intima a Nisha di parlargli di quelle sofferenze. Viene così a conoscenza del dolore, della malattia e della morte che colpisce tutti, anche lui che è principe.
Siddharta si rende disperatamente conto che il padre gli ha mentito sulla realtà della vita e lo affronta in un colloquio drammatico nel quale gli chiede disperatamente di lasciarlo andare, di fargli scoprire cosa c’è al di fuori del castello, intenzionato a cercare un perché agli avvenimenti della vita. Il padre per fermarlo ordina ai sudditi di non farlo uscire, ma Siddharta gli grida che non cederà fino a quando non lo lascerà andare via. Intercede per lui la matrigna Amita, facendo notare al re che Siddharta con la mente è già partito, che non è più con loro e che per il rispetto che il figlio ha sempre avuto nei confronti del padre lo esorta a farlo partire. Il re comprende e cede mettendo nelle mani della vita il figlio Siddharta.
Sono trascorsi tre anni dalla partenza di Siddharta, tre anni in cui il giovane, spogliatosi delle vesti di principe, ha seguito gli insegnamenti dei samana (mendicanti che credono che nella via della privazione, del digiuno per elevarsi spiritualmente).
Con lui l’amico Govinda che segue Siddharta venerandolo. Govinda gli racconta di un santone, un venerato molto seguito, Gotama e gli chiede di andare con lui a conoscerlo.
Con malavoglia, stanco degli insegnamenti dei saggi, Siddharta lascia la foresta con Govinda per raggiungere la città di Jetavana dove incontrano il santone Gotama (
Rosario Capalbo) e il suo seguito.
Govinda con sofferenza lascia Siddharta per unirsi al gruppo di Gotama, non prima che Siddharta abbia un colloquio con Gotama a cui esprime le sue perplessità sulla sua dottrina.
Siddharta ha la prima illuminazione “Tutto è intorno a me e dentro di me”.
Si trova così in riva a un fiume dove chiede al barcaiolo Vasudeva (
Gaetano Caruso) di traghettarlo dall’altra parte. Nel mentre sopraggiunge un gruppo di cortigiani che scortano una donna bellissima: Kamala (
Katy Desario). Siddharta la raggiunge e si presenta al suo cospetto. Siddharta le chiede di insegnare a lui l’arte dell’amore. Kamala lo schernisce dicendogli che non potrà mai avere niente da lei, abituata a corteggiatori ricchi. Gli chiede cosa le può offrire e Siddharta risponde che sa pensare, aspettare e digiunare.
Kamala si innamora di Siddharta e per poterlo legare a sé e farlo diventare ricco, lo introduce al facoltoso Kamaswami (
Paolo Gatti). Il mercante lo prende a lavorare con lui e lo accoglie nella sua casa.
Siddharta diventa
molto ricco ottenendo l’amore di Kamala. Trascorrono dieci anni.
Siddharta ha provato tutti i piaceri della vita, ma stanco di tutto questo abbandona Kamala che confessa di aspettare un figlio da lui.
Siddharta si ritrova sulla riva del fiume e incontra di nuovo il barcaiolo Vasudeva che lo riconosce e lo accoglie nella sua capanna, dividendo con lui gli anni che seguiranno, tra confidenze e riflessioni.
Un giorno scorgono un gruppo di seguaci di Gotama che stanno raggiungendo il santone in punto di morte. Tra questi vi è anche Kamala seguita dal figlio Siddharta (
Michela Plos).
Nel rincorrerlo Kamala è morsa da un serpente. Mandando il figlio a cercare aiuto ritrova l'amato Siddharta al quale, in punto di morte gli affida il loro figlio.
Siddharta accoglie con amore il figlio che non riconosce in questo sconosciuto il padre e fugge da lui. Siddharta vorrebbe raggiungerlo per proteggerlo ma viene fermato da Vasudeva che lo convince a lasciarlo andare.
Vasudeva annuncia poi a Siddharta che sta per abbandonare il fiume, sentendosi vecchio e stanco e gli affida il fiume e la sua barca. Passano gli anni.
Siddharta invecchia vivendo in meditazione.
Un giorno un bramino, gli chiede di traghettarlo. Siddharta riconosce l’amico Govinda. Govinda, anche lui invecchiato, si getta ai piedi dell’amico chiedendogli se ha trovato ciò che stava cercando, perché riconosce che lui non l’ha trovata.
Siddharta lo invita a non cercare più e a imparare l’amore e a insegnarlo agli altri. Avendo trovato l’illuminazione, Siddharta ora potrà cancellare il mandala.