MICK ZENI - ballerino, coreografo

LA PASSIONE - film balletto







Rubrica "Le Stelle di ANTONIO DESIDERIO"

Mick Zeni è primo ballerino nel corpo di ballo alla Scala di Milano.
Balla nei ruoli dei più importanti coreografi sia del repertorio classico sia di quello contemporaneo quali: Nureyev, Mac Millan,Cranko, Tetley, Hynd, Schaufuss, Makarova, Ashton, Petit, Forsythe, Balanchine,Scholze, Guillem, Bejart, Kiljan, Neumeier
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INTERVISTA a MICK ZENI

Gennaio 2009 - Intervista di Antonio Desiderio

•  Come ti sei avvicinato al mondo della danza?
All'età di sette anni andai a vedere il saggio di danza di un'amica e compagna di classe, al termine della serata mi presentarono l'insegnante, la quale mi chiese se volevo frequentare la scuola per fare anch'io, a fine anno, il saggio con tutte le allieve.

•  Come sono stati i tuoi inizi nel mondo della danza?
Alternavo le lezioni di danza (2 alla settimana) a quelle di pianoforte, nuoto, tennis... La mia famiglia ed io correvamo tutti i giorni da un posto all'altro per riuscire a fare tutto.
A danza ero l'unico maschio tra oltre 100 allieve ed ero ovviamente sempre sotto gli occhi di tutti, genitori compresi, ma ero portato per il movimento e sentivo da parte di tutti nei miei confronti ammirazione e orgoglio; questo mi faceva stare bene (anche se ogni tanto preferivo restare al campetto con gli amici a giocare a calcio invece che andare a lezione di danza). I miei amici però non mi hanno mai deriso, anzi, mi chiedevano di fargli conoscere le ballerine della scuola!

•  Chi ti ha spinto verso la danza? Tua vocazione?
Indubbiamente la mia famiglia, desideravano fossi capace di ballare bene, e mi dicevano spesso che se mi fossi impegnato e ottenuto buoni risultati, un giorno avrei viaggiato per il mondo e avrei avuto soddisfazioni, con un "mestiere" raro e bellissimo. Io mi convinsi e accettai di provare.

•  Dopo la scuola di ballo l'arrivo in compagnia della Scala.
Raccontaci il tuo percorso artistico.

Entrai subito in compagnia dopo la scuola grazie ad un punteggio al diploma, superiore ai 25/30.
Subito presi parte in tutte le produzioni della compagnia come corpo di ballo e prestissimo mi diedero da studiare ruoli da solista e primo ballerino. Dopo 2 anni passai il concorso per diventare ballerino con contratto a tempo indeterminato; fu un vero sollievo.
Avevo 21 anni, ero giovane e non dovevo più preoccuparmi di restare senza stipendio e potevo puntare a fare una carriera. Ero motivato e fiducioso al 200%; m'impegnai al massimo credendo di scalare presto la scala gerarchica e diventare un solista, ma dopo 1 anno, tantissimo lavoro e qualche infortunio che mi costrinse a fermarmi per brevi periodi, la direttrice di allora Elisabetta Terabust fece sei promozioni da solista e due da Primi Ballerini, dichiarando pubblicamente che quelle otto persone erano quelle su cui intendeva puntare in futuro.
Provai un forte dolore, non capivo com'era possibile, avevo ballato diversi ruoli da solista e lavorato sempre con il massimo impegno ottenendo buoni risultati; inoltre, sei di quei colleghi erano compagni di scuola da quando avevo 15 anni, eravamo cresciuti insieme e fino ad allora eravamo andati di pari passo, ora invece mi sentivo come di averli persi e di non essere più parte del gruppo; oltretutto solo una di quelle persone provò a consolarmi, ed imparai la lezione più importante: avevo meno amici di quanto pensassi e come loro, da allora dovevo pensare solo a me stesso.
Mi convinsi che quella direzione non mi avrebbe più fatto del bene, che dovevo continuare a migliorare e aspettare che se ne andasse, poi, sarebbe arrivata un'altra opportunità!

•  E poi è giunta la magica notte in cui sei stato nominato Primo Ballerino della Scala. Che emozioni ricordi?
Il Don Chisciotte di Nureyev rappresentava per me l'ostacolo più grande da superare, come la vetta più alta per uno scalatore. E' un balletto di una difficoltà e un rigore tecnico massimo, ho dovuto studiarlo per cinque ore al giorno ed oltre un mese assieme alla mia partner, ed aiutato da una famosa Etoile dell'Operà de Paris che l'aveva ballato a suo tempo con Nureyev.
Tutte le volte che l'ho ballato sono sempre stato dall'inizio alla fine concentrato al massimo, senza avere il tempo per pensare a nient'altro, ed anche quella sera non avrei mai immaginato una cosa simile.
Avevo appena finito di ricevere gli ultimi applausi fuori sipario, sono tornato sul palcoscenico e il Direttore Frederic Olivieri (il quale mi aveva promosso solista qualche anno prima) ha richiamato l'attenzione di tutta la compagnia per fare questo annuncio.
Sono caduto in ginocchio e scoppiato a piangere.
C'era la mia fidanzata (ballerina della compagnia) ed erano venuti a vedermi ballare quel giorno anche i miei genitori e mia sorella, ed erano pure loro "dietro le quinte". Non poteva essere più bello di così!
In seguito gli ho attribuito un significato di rivincita personale, per l'impegno e la volontà di non essermi dato per finito in momenti difficili.

•  La critica ti ha sempre definito un artista versatile e plastico per la facilità nei vari stili danzati. Quale stile è a te più vicino?
Effettivamente ho avuto la possibilità di confrontarmi con un repertorio di ruoli molto vasto, dai grandi classici dell'800 come "Lago dei cigni", "Giselle" e "Don Chisciotte" ai meravigliosi ruoli dei balletti di Bejart e R.Petit come La Sagra della Primavera o Jeoune homme et la mort, fino ai contemporanei Forsythe in "In the middle" e Kiljan in "Petit Mort".
Ogni ruolo mi ha dato delle emozioni diverse e mi ha permesso di crescere come artista e come danzatore perciò sono stati tutti fondamentali nella mia carriera ma probabilmente quello che ho sentito più adatto a me è stato "Jeoune homme et la mort".
Da quando l'ho visto ballare nel film "Sole a mezzanotte" da Baryshnikov, ho capito che sarebbe stato il "non plus ultra", mi avrebbe permesso di tirar fuori il meglio di me, perciò direi che è in quel ruolo lo stile a me più vicino.

•  Hai ballato con moltissime ed importanti partners?
Quali ricordi con maggior piacere?

In realtà la maggior parte dei balletti li ho ballati con le prime ballerine del Teatro alla Scala (tra cui S. Brazzo, G. Gelati e Marta Romagna) ma devo dire che è stato anche particolarmente emozionante ballare con Alessandra Ferri nel balletto "La Strada". Non abbiamo provato moltissimo assieme ma sul palcoscenico durante il bellissimo passo a due tra "il Matto" e "Gelsomina" sembrava ci conoscessimo da sempre. Lei era artisticamente incredibile ed era facilissimo e bellissimo vivere la storia ed emozionarsi.
Un altro bel ricordo l'ho vissuto con Silvie Guillem, quando venni da lei scelto per la "Sua" Giselle. Durante il periodo di prove e spettacoli ebbi modo di conoscerla meglio, è la ballerina a mio parere più dotata in assoluto, sia da un punto di vista fisico che tecnico, persona umile e rispettosa, oltre che una impareggiabile professionista.

•  Quali sono le tue impressioni
sul mondo del Balletto in Italia rispetto all'estero?

Ci sarebbe un discorso molto lungo da fare. Certamente il balletto non viene tenuto abbastanza in considerazione in Italia; basta fare il paragone con le grandi compagnie in Europa per capire che differenza di organizzazione e strutture c'è tra noi e loro.
Faccio un esempio concreto: in Italia, in una compagnia di circa 100 ballerini abbiamo solo un fisioterapista e per di più, per sole 3 ore al giorno! Nelle "grandi compagnie" (e spesso anche in quelle più piccole) internazionali ne hanno minimo 2 e per tutto il tempo delle prove e degli spettacoli.
Non bisogna illudersi che il successo o l'interesse che ruota attorno alla danza vista in qualche programma televisivo significhi che la danza in Italia sia in ottima salute. La danza in Teatro è tutt'altra cosa dalla danza in TV; entrambe certo hanno senso di esistere, ma quella in teatro deve rispondere principalmente e rigorosamente a criteri di qualità tecnici e fisici imposti da un repertorio accademico, mentre quella televisiva deve obbidire principalmente ai criteri estetici popolari e dell'audience. Ciò non toglie che in questo "circo" vi siano ballerini di talento, capaci di realizzare un buon spettacolo.
Alla Scala il balletto è molto seguito ed ha il suo pubblico ad ogni recita, ma la compagnia della Scala è un'eccezione. Penso che sia un'isola felice protetta anche dal nome di uno tra i più importanti teatri al mondo che "il paese" ha il dovere di continuare a far vivere; nel resto d'Italia invece le compagnie di balletto fanno tutte fatica a restare pienamente operative, e questo è sintomo che le cose non vanno.

•  Quali importanti progetti recenti e futuri hai?
Innazittutto desidererei riuscire a far capire al "mio teatro di appartenenza" l'importanza che ha per me; ora, a 34 anni, vorrei concretizzare tutta la mia esperienza e maturità artistica ottenuta, ballando il più possibile, gli ultimi anni che mi restano da primo ballerino. Vorrei anche avverare il sogno di esibirmi in alcuni meravigliosi teatri Italliani che mancano nella mia carriera tra cui il Teatro Massimo di Palermo, l'anfiteatro di Taormina e poi l'Arena e il Teatro Romano di Verona. L'Arena in particolar modo, perché credo siano poche le platee al mondo che trasmettono la stessa magia, e il Teatro Romano di Verona, perchè lì ho ballato l'ultima volta da bambino prima di partire per Milano e significherebbe per me "chiudere il cerchio", come nelle belle favole!
Per il futuro sono indeciso se provare a fare coreografie, insegnare o magari entrambe le cose in qualche compagnia o ... con una mia compagnia!

•  Cosa rappresenta la danza nella tua vita?
La danza è diventata la mia vita, nel senso che oggi non saprei cos'altro fare che non abbia a che fare con la danza, ma consapevole però di poter vivere anche senza.
Senz'altro vorrò avere una famiglia e oltre a questa, dedicare più tempo alle persone che mi hanno voluto bene e mi sono sempre state vicine.
Mick Zeni












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